Intestino: come nutrire i suoi batteri – dott.ssa Elena Mazzetto

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Quante volte abbiamo sentito la frase: “L’intestino è il nostro secondo cervello”?

Oggi siamo qui per parlare di quanto sia importante prenderci cura di lui e dei batteri meravigliosamente speciali che in lui hanno trovato ospitalità.

 

L’intestino è strettamente connesso al nostro essere, non è un caso se quando qualcosa non va in termini intestinali, non ci sentiamo a posto, siamo spesso più giù di corda e magari anche meno in grado di concentrarci rispetto al solito.

La regolarità intestinale e quindi una buona cura della nostra flora batterica fa davvero la differenza nella nostra quotidianità.

Negli ultimi tempi si parla molto di microbiota intestinale, di probiotici e prebiotici, facciamo dunque un pochino di chiarezza e impariamo insieme ad utilizzare i termini corretti nel momento in cui ne parliamo.

Cominciamo con lo spiegare che cosa sia il microbiota: si tratta dell’insieme di tutti i microorganismi che popolano il nostro intestino, quindi non solo i batteri che formano la cosiddetta flora intestinale. L’uomo e il microbiota intestinale vivono in una condizione definita di simbiosi, quindi ognuno dei due trae beneficio dall’altro. È molto interessante poi, a mio avviso, sapere che è caratterizzato da una variabilità individuale dovuta a genetica e fattori ambientali (tra cui troviamo per l’appunto anche l’alimentazione).

Nel 2002 la FAO e la OMS hanno indicato con il termine di probiotici “ceppi vivi di microorganismi rigorosamente selezionati che, somministrati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio per la salute dell’ospite”, che in questo caso è il nostro organismo. Molti studi confermano come i probiotici abbiano un ruolo benefico in molteplici casi, vedi problematiche gastrointestinali, e come possano influire positivamente sul sistema immunitario. I probiotici sono responsabili della competizione con agenti patogeni per l’adesione all’epitelio e per i nutrienti, della produzione di sostanze antimicrobiche, dell’inibizione di produzione di tossine batteriche.

Per la definizione precisa e definitiva dei prebiotici dobbiamo invece aspettare il 2007, quando FAO e OMS li definiscono come componenti alimentari non vitali (vedi le cosiddette fibre) che conferiscono all’ospite un beneficio per la salute associato alla modulazione del microbiota.

Facciamo un passo indietro, per comprendere la relazione quindi tra fibre e microbiota. Quest’ultimo, o meglio, i batteri che ne fanno parte si occupano (tra le altre cose) di attaccare le fibre che i nostri enzimi non sono in grado di gestire, portando alla formazione di sostanze che influenzano lo stato di infiammazione del nostro intestino.

Appare chiaro che offrire ai nostri batteri un certo tipo di alimentazione rispetto a un’altra ne andrà a caratterizzare lo stato infiammatorio.

Una dieta ricca in fibre sarà certamente benefica per i batteri, favorendo la crescita di quelli buoni e utili (ovvero i batteri fermentativi). In particolare, tra le fibre che hanno maggiore effetto prebiotico ricordiamo l’inulina (presente per esempio in cipolle, aglio, carciofi, banana e asparagi), l’amido resistente e le pectine.

L’uso dei probiotici (e magari anche di prodotti che li contengono, come quelli fermentati) in combinazione con i prebiotici (alias le fibre) potrebbe essere la chiave per la risoluzione di diverse problematiche, e per il riequilibrio di una flora batterica in difficoltà, mantenendola poi sana e attiva.

Un microbiota in salute determina benessere non solo fisico, ma anche mentale, di un individuo; impariamo a prendercene cura.

 

Dott.ssa Elena Mazzetto – dietista

 

Fonti:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5622781/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27906427/

https://www.accademianutrizione.it/blog/microbiota-intestinale/?utm_source=ssnv&utm_medium=email&utm_campaign=microbiota

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